Vitamina D: rischio deficit. Scopriamo perchè
L’Italia si sa, è un paese meraviglioso: non solo per i paesaggi, ma anche per le primizie e la cucina invidiata in tutto il mondo. Ma proprio qui dove di varietà di cibo ce n’è in abbondanza, spesso la consuetudine ci porta a preparare e portare a tavola le stesse pietanze, escludendo quindi l’assunzione di eventuali proteine, sali, vitamine. Ed oggi parliamo proprio di quest’ultima, per la precisione la vitamina D, poichè spesso nell’alimentazione vengono sottovaluti il ruolo dei latticini e non si assume la giusta quantità di pesce e uova. Questa mancanza porta alla non assunzione della vitamina D, con non poche complicanze: essa infatti è particolarmente importante per il nostro corpo, poichè la sua non assunzione in modo corretto può causare problemi al cuore, alle ossa, ai polmoni ed ultimo ma non per importanza il sistema immunitario.
Come ha spiegato il Direttore del centro studi e ricerche sull’obesità dell’Università degli studi di Milano Prof. Michele Carruba «I dati evidenziano che gli italiani non assumono il giusto quantitativo di vitamina D, che sono a rischio deficit».
La maggior quantità di vitamina D si può accumulare naturalmente mediante l’esposizione solare, in particolar modo nel periodo estivo ma anche un sole invernale i sui benefici, mentre attraverso l’alimentazione è abbastanza modesta ma diventa fondamentale nel periodo invernale.
«Oltre a mangiare bene, però, anche nella stagione fredda si può fare il pieno di luce, […] consiglio di cercare di passare, quando la temperatura lo consente, almeno la pausa pranzo all’aperto, per esempio» continua l’esperto.
Come comportarsi a tavola?
Continua il Prof. Carruba: «La piramide alimentare della dieta mediterranea prescrive che in una giornata vengano assunte 2-3 porzioni di latticini e derivati.
In una giornata tipo si potrebbe ipotizzare, per non incorrere in eccessi o carenze, il consumo di:
- 1 bicchiere di latte a colazione
- 1 yogurt a metà mattina
- Una grattugiata di formaggio sulla pasta nel pranzo
Se si sta seguendo una dieta ipocalorica è chiaramente preferibile assumere latte parzialmente scremato o formaggi a ridotto contenuto di grassi, anche se in tali alimenti più “ligth” è presente un minor quantitativo di vitamina D. Quelli senza lattosio, nel caso di intolleranze, mantengono invece lo stesso quantitativo».
La quantità più elevata di vitamina D è contenuta nel pesce, in particolare in quello grasso, come salmone, tonno, sgombro e sardine, alimenti che troviamo anche solitamente nelle diete. «Un esempio? 85 g di pesce forniscono il 100% del fabbisogno quotidiano di vitamina D, mentre una tazza di latte ne offre circa il 30%», garantisce Il Prof. Carruba, e continua «E poi, pur in piccole quantità, questo micronutriente si trova anche nelle verdure, soprattutto spinaci, che però andrebbero mangiati crudi».
Per quanti riguarda invece il consumo di uova si consiglia di mangiarne tra le 2 e le 4 a settimana, sottolineando però che in caso di ipercolesterolemia può essere un problema.
In caso quindi di ipercolesterolemia il Prof. risponde «In questi casi, meglio mangiare uova con moderazione e cercare di consumare solo l’albume, che contiene vitamina D, evitando il tuorlo. Nel caso in cui si segua una dieta ipocalorica, il quantitativo può rimanere invariato, poiché l’uovo non è un alimento eccessivamente calorico».
Concludendo l’esperto rammenta di non dimenticare che l’assorbimento intestinale della vitamina D avviene insieme ai grassi. «Sia il pesce sia i latticini hanno una quota di grassi che permette tale assorbimento. Per quanto riguarda i vegetali, l’abitudine mediterranea di condire l’insalata con l’olio extravergine d’oliva favorisce l’assorbimento ottimale».