I disturbi del sonno nei bambini: sintomi, cause e rimedi
Già nei primi anni di vita di un bambino si possono manifestare diversi disturbi come quelli del linguaggio e dell’alimentazione, ma oggi più che mai è importante porre attenzione anche alle difficoltà che si presentano durante l’addormentamento e ad eventuali risvegli notturni.
È stato stimato che nei paesi industrializzati il 25% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffra dei disturbi del sonno. È stato anche rilevato che essi dormano in media circa due ore in meno rispetto ai bambini di 100 anni fa.
Naturalmente le ipotesi più frequenti vanno dai diversi ritmi della vita quotidiana, all’esposizione a luci artificiali e soprattutto all’utilizzo di dispositivi elettronici. Molto frequente è vedere, infatti, un bambino in tenera età di fronte a giochi elettronici, a tablet costruiti e programmati ad hoc con colori e suoni che attirano in modo specifico l’attenzione dei piccoli.
Mentre si vede spesso un bambino che, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ingrandisce o rimpicciolisce un’immagine o cambia la canzoncina per mettere quella preferita, diventa anche molto frequente sentire le difficoltà dei genitori rispetto al momento dell’addormentamento e ai risvegli notturni dei loro bambini.
Ma, oltre la maggior esposizione alla luce e all’utilizzo di strumentazione elettronica, quali possono essere le altre cause?
Naturalmente si è trovato che vi sono dei fattori genetici, quindi esiste un certo grado di familiarità per questo tipo di disturbi, ma è stato anche rilevato che le difficoltà, per quanto riguarda i tempi e i ritmi del sonno, sono più frequenti nei figli unici e nei primogeniti. Importante sembra essere inoltre l’eventuale presenza dello stato depressivo e/o sentimenti ambivalenti della madre. Occorre pensare, infatti, che l’atto di addormentarsi è condizionato dalla capacità di rilassarsi, di lasciarsi andare: se, dunque, un bambino non trova confortevole e soprattutto rassicurante l’ambiente in cui si trova, faticherà sicuramente ad abbandonarsi allo stato che lo porterà al sonno profondo.
Uno stato depressivo porterà la madre a non prendersi cura in modo adeguato del proprio bambino, di conseguenza potrebbero insorgere nel piccolo delle paure tali da non renderlo rilassato alla sera o durante il riposino pomeridiano. Questo innescherebbe un circolo vizioso per il quale la madre si affaticherebbe ulteriormente sia fisicamente che psicologicamente aumentando il suo stato depressivo e aggravando così i disturbi del sonno del figlio.
Anche la presenza di sentimenti ambivalenti della madre potrebbero provocare disagio nel bambino, infatti egli potrebbe vivere una forte confusione essendo esposto a stimoli sia positivi che negativi da parte di chi si prende cura di lui. Il piccolo si ritroverebbe, quindi, nella condizione in cui non saper se rilassarsi o meno, se fidarsi o no, se addormentarsi o restare sveglio. La madre, a sua volta, vivrebbe la situazione in cui il bambino sembra addormentato, ma appena si allontana, il piccolo si risveglia riportando inevitabilmente l’attenzione dell’adulto su di sé. A questo punto che cosa potrebbe accadere? È facile dedurre che in questo contesto la madre, già in difficoltà, potrebbe innervosirsi, aumentando, così, le difficoltà del piccolo ad entrare nello stato di sonno profondo.
Le conseguenze dei disturbi del sonno sono davvero tante, ma in questo momento si vuole porre attenzione solo sui disturbi metabolici, come obesità, diabete ecc e disturbo oppositivo-provocatorio e disturbi depressivi. Il bambino che dorme male è stanco e di conseguenza diventa nervoso, oppositivo e richiede maggiore cibo per compensare il calo di energia.
Diventa quindi fondamentale per i genitori riconoscere se il proprio bambino mangi o meno in modo adeguato, presenti nervosismo e/o abbia problemi nell’addormentamento o ancora insoliti risvegli notturni. In caso positivo è consigliabile evitare un’esposizione a telefonini o tablet, cercare di addormentare i bambini sempre nella stessa stanza, mantenere ritmi quotidiani regolari, separando anche la fase di alimentazione da quella del sonno. Se, in ogni caso, i disturbi permangono, occorre confrontarsi con un esperto per approfondire le cause e trovare le soluzioni più adeguate.