Bambini al mare: vademecum, consigli e miti sfatati
E’ tempo di vacanze, e come buona parte delle famiglie italiane la destinazione è sulle spiagge dei nostri litorali, a caccia di relax e tintarella.
Certamente quando si organizza una (magari prima) vacanza “in tre” si pensano a tutte le milioni di variabili, casistiche e problematiche che possono incombere al pargolo.
Certo, non si può nascondere che la permanenza in spiaggia ha i suoi rischi ed incombenze(ma senza troppo allarmarvi), ma un’attenta analisi della costituzione individuale del piccolo, dei suoi bisogni e delle precauzioni da adottare ci portano comunque a ritenere che una vacanza in spiaggia porti in dote un numero di benefici enormemente maggiore rispetto agli inconvenienti.
Portare un bimbo piccolo in spiaggia è in primo luogo una tappa fondamentale dello sviluppo psico-fisico del piccino, pronto a beneficiare degli effetti positivi del sole, della brezza marina, di un tappeto sabbioso che sembra creato apposta per stimolare la sua creatività e di un’acqua tiepida che lo bagna dolcemente.
Anche sullo stare al sole giungono infatti vantaggi per la salute del bambino, dato che l’esposizione (moderata, e con le giuste precauzioni) ai suoi raggi consente di trasformare tutta la vitamina D assorbita durante l’anno in calcitiriolo, con conseguente vantaggio immediato per lo sviluppo della struttura ossea del bimbo e riduzione del rischio legato a microtraumi e fratture di varia natura.
Per via della sua conformazione sabbiosa, la spiaggia consente inoltre di migliorare le facoltà motorie del bimbo, ponendolo a contatto con un terreno in cui la superficie si modella sulla base della struttura anatomica del piedino, andando a migliorare la sua postura, in caso stia muovendo i suoi primi passi e la sicurezza nelle sue abilità, dal momento che un’eventuale caduta risulterà inevitabilmente ammortizzata e priva delle conseguenze fatte registrare sul pavimento di casa o sul porfido in giardino.
Infine, la possibilità di manipolare a proprio piacimento il fondo sabbioso consente al bimbo di sviluppare la sua creatività, mostrandogli un aspetto inedito del mondo e ponendolo su un piano di gioco all’interno del quale nulla si infrange o va in frantumi, ma tutto può essere modellato, bagnato, disfatto e nuovamente ricostruito per un numero infinito di volte.
Per loro naturale conformazione e in virtù di un istinto primordiale che riporta al grembo materno, i bambini potrebbero e dovrebbero entrare in acqua senza alcun problemi, ma può accadere che il mix di novità non venga percepito con favore dal piccolo, il quale, dopo essersi abituato alla conformazione della spiaggia, non ha nessuna intenzione di adattarsi ad una nuova superficie e di bagnare i piedini tra quelle onde che scorrono avanti e indietro.
Se dunque il piccolo dovesse ritirare la gambina al contatto con l’acqua marina o mostrare di non gradire il nuovo gioco non vi è ragione alcuna per sollecitarlo o forzarlo, quindi conviene fargli continuare la scoperta della superficie sabbiosa e riprovare senza insistenza un altro giorno.
Purtroppo però ciò che comporta vantaggi e benefici può trasformarsi in un’arma a doppio taglio in caso di abuso o di scorretto utilizzo e può accadere che il tanto amato sole dia luogo a scottature, che la sabbia si trasformi in un potenziale elemento soffocante e che le piccole passeggiate sul bagnasciuga assumano i contorni di un incubo.
Benché meno marcato di quanto una letteratura allarmistica vorrebbe fare credere, dato che nei bambini abbonda la produzione di melanina, il rischio legato a scottature e piccole ustioni è comunque ben presente su una spiaggia, ma è possibile ridurlo al minimo mediante qualche piccolo accorgimento legato alla posizione del bimbo, alle ore relative all’esposizione, all’impiego di un’adeguata protezione solare e ad un vestiario consono(body o canottiera e cappellino).
Esattamente come accade tra le mura domestiche prima della conquista della piena indipendenza, l’unica regola valida in spiaggia è quindi quella della continua vigilanza e della fuga sotto l’ombrellone sia in caso la pelle del bimbo risulti lievemente arrossata, sia in caso abbiate stabilito che vostro figlio può starsene beatamente seduto a giocare sulla sabbia mentre voi vi appisolate sullo sdraio.
In caso contrario, l’unica regola concernente la sicurezza in acqua è quella legata la mantenimento di una presa costante e sicura, da operare sul bimbo in corrispondenza delle parti del copro che non si intende bagnare e che dunque risultano meno scivolose e più facili da impiegare per mantenere in equilibrio il piccolo.
Per quanto riguarda la lista di cosa portare con se durante la permanenza in spiaggia, occorre sempre avere una borsa termica contente acque e cibo fresco, dato che la particolare attività svolta dal bimbo sulla sabbia e in acqua potrebbe fargli venire fame o sete prima del previsto.
Mai dimenticare inoltre un piccolo kit di pronto soccorso comprensivo di cerotti e pomate in caso di piccola escoriazione o di lieve ustione e un paio di salviette asciutte, utili non solo ad asciugare il bimbo dopo il bagno ma anche ad eliminare il sudore in eccesso e a favorirne la naturale evaporazione, in mancanza della quale l’organismo rischia di surriscaldarsi.
Molto utile sebben non sempre utilizzato è inolte il frangivento da spiaggia, per proteggere in caso di vento una folata di sabbia nell’area dedicata al bimbo.
Braccioli, salvagenti e tavolette completeranno infine la sicurezza necessaria ad affrontare le brevi escursioni in mare senza che uno scivolone del bambino si traduca nella genesi della sovraesposta crisi di pianto o timore di annegamento.
A fronte di qualche accorgimento dettato più dal buon senso che dalle regole scritte, risulta quindi ampiamente possibile e vivamente consigliato portare i bimbi a trascorrere qualche pomeriggio in spiaggia, sempre mantenendo vigile la soglia d’attenzione, senza però dimenticare che la vacanza deve essere un momento di relax per tutta la famiglia.